07 Lug 2007
Luglio 7, 2007

7 luglio 2007

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RELAZIONE DEL PRESIDENTE

ALLA PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE

Roma, 7 luglio 2007

Care colleghe, cari colleghi

Ringrazio tutti Voi, che siete qui oggi, per questa nostra prima assemblea di UNICA. 

Vi meritate la stima e la considerazione mia e di tutta la platea.

Ed ora veniamo alla mia relazione.

Vedete, da ragazza sognavo un mondo più giusto, e tutto mi sembrava possibile. Poi sono cresciuta, ho studiato, ho lavorato molto.

Oggi so che non tutto è possibile, ma molto si può fare:

con l’impegno costante di donne e uomini motivati i sogni possono diventare realtà.

Cercherò di dare alcune risposte alle domande ed ai dubbi che molti hanno sollevato in questi giorni, da quando abbiamo iniziato questo straordinario percorso.

Qualcuno ha obiettato:

Perche’ Unica e’ nata adesso?

Perchenon prima?

Forse perchè e’ una idea dei notai?

L’hanno voluta loro come strumento per farsi scudo dei dipendenti a tutela dei propri interessi?

A che serve questa associazione?

Cosa si vuole fare?

Cosa si vuole ottenere?

Quali scopi si vogliono perseguire?

E’ un sindacato?

Ha un colore politico?

Queste, in sintesi, le domande più frequenti che ci sono state poste.

Cercherodi rispondere a queste domande in modo organico, per fare chiarezza, per darvi degli spunti di riflessione, e dei motivi validi per proseguire il nostro cammino.

Bisogna partire innanzitutto da un concetto fondamentale.

Gli accadimenti, non sono mai frutto del caso.

Di solito, se si analizza a fondo un fatto nuovo, un evento che si sviluppa nella società in cui viviamo, ci si trovano sempre dei fondamenti storici.

Ed anche per Unica, è stato così.

Esiste una sorta di filo di Arianna, che ci fa sempre ritrovare la via nel labirinto delle grandi trasformazioni che avvengono.

I cambiamenti infatti, richiedono aggiornamenti programmatici e revisioni culturali, e sono spiegabili quando si guarda alla realtà in continuo movimento senza le lenti delle ideologie, delle dottrine e dei pregiudizi.

I cambiamenti, di solito, avvengono perché qualcuno cerca di dare soluzioni ai problemi che via via sorgono.

Analizziamo un attimo l’evoluzione storica della nostra categoria professionale.

Perchequesto dobbiamo cacciarcelo bene in testa:

noi siamo una categoria professionale, siamo dei professionisti.

E’ evidente che dai primi scribacchini copisti dell’800, siamo gradualmente arrivati a trasformarci in personale altamente qualificato e competente.

La rivoluzione informatica ha dato poi una svolta epocale al nostro tipo di lavoro, più importante di tutte le altre che l’hanno preceduta, forse, ad eccezione della scrittura.

Il computer, dobbiamo assolutamente dircelo, ha moltiplicato la forza dell’intelletto ed ha velocizzato le idee.

Il computer e’ una leva della mente.

Il computer ha cancellato le distanze, ha reso il mondo piccolissimo, producendo in modo irreversibile la globalizzazione dell’economia, del sapere, del lavoro, di tutti i settori dell’attività umana.

La globalizzazione e’ di per se’ strumento di progresso, come lo e’ sempre stata l’interazione tra popoli, culture e ambienti diversi.

Ed ecco una prima risposta:

PercheUnica ora e non prima?

Semplicemente perchè ora, il progresso, l’evoluzione, ci hanno portati ad avere uno strumento che con facilita’, in pochissimo tempo, ha consentito a un gruppo ristretto di persone a Torino, di comunicare la loro iniziativa, le loro idee, ad un sacco di colleghe e colleghi sparsi in tutta italia.

Ecco che la comunicazione, questa straordinaria capacita’ degli esseri viventi, ha potuto diffondersi, e rimbalzare, di paese in paese, di studio in studio.

E grazie ad internet, ai fax, chiunque voleva, ha potuto far conoscere agli altri le proprie convinzioni, le proprie proposte, le proprie idee.

Ha potuto conversare, rispondere.

Vi immaginate come tutto questo sarebbe stato enormemente più complicato soltanto qualche anno fa?

E vedete quindi che questo evento e’ nato, perchè c’erano le condizioni perchè potesse nascere.

Unica, e’, quindi, frutto della globalizzazione.

Perchetutto ciò che sta accadendo, ruota proprio intorno a questa grande, enorme realtà: la globalizzazione.

Dobbiamo partire da qui, per sviluppare tutti i nostri ragionamenti.

La globalizzazione, conseguenza diretta della rivoluzione elettronica, e’ forse da considerarsi più importante della rivoluzione industriale.

Questa ultima, infatti, ha moltiplicato la forza fisica dell’uomo, e’ stata una protesi meccanica dei suoi muscoli.

La rivoluzione elettronica ha moltiplicato invece la forza del pensiero, le ha fornito come protesi il computer.

La rivoluzione industriale ha ridotto le distanze, la rivoluzione elettronica le ha cancellate, perchè, chi sta accanto a un video terminale e svolge una attività non materiale, può lavorare indifferentemente con gli stessi risultati da un capo all’altro del mondo.

La globalizzazione, come l’industrializzazione, apre straordinarie opportunità, cambia completamente il modo di vivere e di lavorare, l’organizzazione e le gerarchie sociali, arricchisce o impoverisce  individui, classi sociali, popoli.

E noi ci siamo dentro, siamo parte di questa storia, e non possiamo semplicemente stare a guardare, dobbiamo prender coscienza che occorre partecipare attivamente a questa evoluzione.

E già’ siamo vincenti.

Perche noi possediamo una peculiarità, che abbiamo maturato proprio a causa dell’evoluzione storica della nostra funzione di impiegati notarili. E sapete invece quali sono i perdenti?

Quelli che non hanno accesso al computer, quelli che svolgono un lavoro soltanto esecutivo, (a livello manuale ma anche a livello intellettuale) e che quindi, sono esposti alla concorrenza di chiunque.

Siamo vincenti perchè abbiamo imparato, come impone il mercato del lavoro di oggi, a cambiare con la elasticità imposta dalle nuove tecnologie, perchè abbiamo superato finalmente un isolamento centenario.

Siamo vincenti perchè abbiamo compreso prima di tanti altri l’essenza del nuovo, e parliamo, a differenza di vecchi e nuovi demagoghi, il linguaggio della verità: parliamo di competitività, offriamo un servizio contenente una quantità superiore di tecnologia, creatività, cultura e innovazione di chiunque altro.

Quindi a conclusione di questo mio primo ragionamento, unica e’ nata ora proprio perchè in una evoluzione storica del nostro modo di lavorare, abbiamo assunto questa specifica identità: possediamo tutti gli ingredienti per essere competitivi sul mercato del lavoro, perchè siamo una categoria professionale.

E veniamo alla seconda domanda:

E’ una idea dei notai?

La risposta e’: assolutamente no.

Lo dimostra il fatto che dalla maggior parte dei notai, salvo pochi illuminati, siamo totalmente ignorati, e molti sono infastiditi dalla nostra iniziativa.

Noi non siamo nati per difendere i notai e la loro professione.

Siamo nati per difendere il nostro posto di lavoro.

E per questo, siamo disponibili, questo si’, a collaborare con i notai per difendere una istituzione che garantisce sicurezza e legalità.

Ma non e’ compito nostro discutere con il governo e le istituzioni sulla funzione del notaio, su come questo tipo di professione possa evolversi ed essere liberalizzata.

Questo e’ compito loro.

Il nostro compito e’ ben diverso.

Ed anche in questo caso, dobbiamo fare alcune considerazioni:

non ha senso combattere il progresso, le liberarizzazioni.

Ha senso pero’ cercare di dare il nostro contributo con proposte concrete, relativamente alle nostre competenze, per tentare di correggere ingiustizie e squilibri, di cercare di razionalizzare un processo tumultuoso che potrebbe danneggiare la nostra categoria.

Per far si’ che liberalizzazione non significhi liberismo.

E qui veniamo alla terza domanda:

Unica ha un colore politico?

Anche a questa domanda rispondo: assolutamente no.

Le grandi trasformazioni in atto, infatti, qualunque sia il colore politico di chi ci governa, impongono delle riforme.

E le riforme non si possono evitare.

Nessuna forza politica che abbia l’ambizione di governare, al di la’ del qualunquismo, del massimalismo e dell’estremismo, può sottostimare la portata del cambiamento in atto.

Significherebbe precludersi ogni possibilità di svolgere un ruolo nel governo delle trasformazioni sociali.

Unica differenza, e’ come seguire queste trasformazioni sociali.

Nessun partito politico nel nostro paese quindi, si sognerebbe di ignorare il processo di integrazione europeo e mondiale.

E veniamo ora a spiegare cosa si propone di fare unica:

I grandi cambiamenti di cui ho parlato prima, stanno ridisegnando il mondo del lavoro e il sistema retributivo secondo uno schema semplicissimo: soldi a palate per i capi, reddito stagnante per i quadri intermedi, salari più bassi e insicurezza per gli altri.

Non sto qui a differenziare i vari tipi di capi.

Possiamo considerare capi chi ci governa, chi ci ha assunto.

Ma il dato di fatto e’ che spesso, paradossalmente, i capi tanto più  guadagnano quanto più si comportano senza scrupoli verso i lavoratori.

E qui sta la contraddizione di fondo:

se i profitti ci sono, se aumentano, il merito e’ certo dei capi, ma anche dei dipendenti, che spesso non vengono affatto premiati.

Ebbene, Unica sara’ la spina nel fianco di tutti coloro che direttamente od indirettamente pregiudicheranno la sicurezza del nostro posto di lavoro, di tutti coloro che non sapranno adeguatamente apprezzare la nostra professionalità, di tutti coloro che cercheranno di dimenticare la nostra esistenza e la nostra utilità sociale.

Siamo tanti, in tutta Italia, e la nostra forza starà proprio in questo.

Tutti uniti, avremo forza contrattuale per la tutela dei nostri diritti.

Siamo disponibili ad accettare cambiamenti, ma siamo stufi di non essere provvisti di quelle elementari tutele di cui possono beneficiare tutte le altre categorie di lavoratori in Italia.

Se non vi e’ un modello unico di lavoro, i vari lavori devono pero’ avere una comune base di disciplina e di tutele, sulla quale poi e’ possibile costruire differenziazioni volte a valorizzare le specificità.

Qualcuno ha dichiarato che siamo contro il pubblico impiego.

Non e’ cosi’.

Noi vogliamo semplicemente ottenere le stesse garanzie dei dipendenti pubblici.

Noi non vogliamo diventare vittime sacrificali delle liberalizzazioni, ma vogliamo concorrere e contribuire al loro processo, portare a conoscenza del governo e di tutti i cittadini l’importanza della nostra funzione, la nostra utilità.

Vogliamo fare proposte, ed ottenere risposte.

Risposte soddisfacenti.

Risposte convincenti.

Vorrei fare una ulteriore considerazione:

Neppure per un momento dobbiamo archiviare la consapevolezza del pericolo che sovrasta il nostro posto di lavoro.

Gli emendamenti che per ora, badate bene, per ora, sono stati ritirati, potrebbero essere presto ripresentati.

E chi pensa che la soluzione del nostro problema sara’ quella di essere assorbiti negli studi degli avvocati, o addirittura venire assunti dalle pubbliche amministrazioni, sbaglia enormemente.

Se la mole di lavoro attualmente svolta dai 5000 notai, venisse ridistribuita fra 180.000 avvocati e pubbliche amministrazioni, pensate veramente che ci sarebbe posto per noi?

I 180.000 avvocati preferiranno sicuramente servirsi di società di servizi, piuttosto che accollarsi un onere retributivo di personale che potrebbe servire per preparare magari un atto al mese.

Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, forse pochi sanno che l’obbligo di rispettare il patto di stabilita’ per un ente pubblico comporta necessariamente il blocco delle assunzioni.

Dobbiamo pertanto essere pronti a mobilitarci in caso di necessita’, con la velocità della luce, e per far questo dobbiamo strutturare l’associazione con una organizzazione capillare sui territori.

Dobbiamo anche pero’ saper guardare lontano, all’ultima spiaggia, ad una alternativa.

Ebbene,in merito ho qualche idea, che potremo approfondire in seguito.

Una idea di cooperazione competitiva da buttare sul mercato in caso di necessita’.

Altro importante compito della nostra associazione sara’ quello della formazione, dell’aggiornamento, della ricerca di standard operativi sempre più efficaci e premianti, della promozione della cultura.

Abbiamo ora gettato le fondamenta e stiamo costruendo una casa, una casa comune.

Tutti devono sentirsi bene in questa casa, e tutti devono cooperare per farla crescere, per renderla più solida e sicura, per riempirla di progetti, di iniziative, di entusiasmo e anche di sogni.

Io mi sento di lottare per tutto questo, con tutta la passione di cui sono capace, con tutta la determinazione e la testardaggine che posso.

Ho sempre vissuto cercando di applicare un concetto che antoine de saint’exuperie, esprimeva con queste parole: “se vuoi costruire una nave, non mandare la gente a raccogliere legna, suggerisci alla gente la nostalgia del mare.”.

 Grazie. 

Maurizia Bertoncino